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La Casa Valdese di Torre Pellice La Casa Valdese di Torre Pellice 

A Torre Pellice si apre il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste

Con il culto presieduto dal pastore Winfrid Pfannkuche e la consacrazione del candidato al ministero pastorale Gabriele Bertin e della diacona Monica Natali, si aprono il 22 agosto i lavori incentrati innanzitutto sulla testimonianza delle Chiese nella societ脿 post-covid. Ai partecipanti anche il messaggio del Papa. Sulle pagine de L'Osservatore Romano il colloquio con la diacona Natali

OSSERVATORE ROMANO

«Nelle persone, così come nelle Scritture, si incontra Cristo. Nella mia vita ho incontrato tante persone, alcune in modo fugace, altre per un tempo prolungato: compagni di viaggio che hanno fatto di me ciò che sono oggi, poiché la vita è un continuo divenire. È il rapporto con l鈥檃ltro che ti cambia nel confronto reciproco». Monica Natali è una donna di dialogo, piena di entusiasmo, con un sorriso luminoso. Nata nel 1966 da genitori valdesi (la madre apparteneva a una famiglia di Torre Pellice, di lunga tradizione protestante, mentre il padre, originario di Felonica Po, in provincia di Mantova, era valdese di seconda generazione), ha vissuto gli anni della formazione giovanile nella chiesa valdese di Pinerolo.

«Sono riconoscente ai miei genitori e alla comunità in cui sono cresciuta per quanto mi hanno testimoniato. E a mio marito, il pastore Bruno Gabrielli, per il suo grande appoggio e per tutto ciò che ho imparato da lui.  Voltandomi indietro, vedo che fin da ragazza ho sentito in me la spinta a uscire, ad andare verso il mondo, a incontrare altre persone e realtà. Nel 1988 鈥 鈥 partecipai al mio primo campo di lavoro presso il Centro giovanile Adelfia, in provincia di Ragusa. Fu un鈥檈sperienza breve, ma significativa. Fra il 1991 e il 1992 feci un anno di volontariato presso il 鈥淪ervizio cristiano鈥, istituto valdese nato per spinta del pastore Tullio Vinay nel 1961 a Riesi, in provincia di Caltanissetta. Furono mesi intensi e bellissimi, che mi fecero comprendere che la vita comunitaria è un esercizio continuo di accettazione reciproca».

Intanto Monica studia al conservatorio, dove consegue vari diplomi (in didattica, in pianoforte, in direzione di coro e composizione). Poi inizia l鈥檃ttività lavorativa, insegnando musica e suonando a livello concertistico. Ma lo slancio verso gli altri la porta a diventare operatrice sociosanitaria: «Ho lavorato con pazienti della salute mentale, una realtà nuova per me, molto impegnativa, pesante ma anche gratificante. Iniziavo a sentire la chiamata al ministero diaconale. Nel frattempo mi sono laureata in Scienze infermieristiche. Nel 2015 mio marito viene trasferito a Brindisi. Viviamo così fra le nostre comunità della diaspora, piccole e vivaci. In questo periodo ho avuto un鈥檈sperienza molto bella operando come infermiera in un centro di accoglienza, in mezzo a un鈥檜manità variegata e colorata».

Nel 2017 Monica Natali riceve una telefonata importante dal coordinatore di 鈥淢editerranean hope - Programma rifugiati e migranti鈥 della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, con l鈥檌nvito a collaborare come infermiera volontaria in Libano: «Fin dal primo istante ho saputo che la mia risposta sarebbe stata positiva. Ho collaborato con il progetto 鈥淐orridoi umanitari - Medical Hope鈥 dall鈥檌nizio del 2018 fino a metà 2019: splendido team di cristiani di varie confessioni e musulmani, impegnati insieme nel campo medico e umanitario, in un clima di grande comunione. Anche adesso non riesco a discernere se questa esperienza abbia fatto definitivamente sbocciare la mia vocazione al ministero diaconale o se la stessa adesione a 鈥淢edical Hope鈥 fosse già un modo di vivere diaconalmente il mio essere infermiera. Di fatto, a metà 2019 ho iniziato il mio cammino per diventare diacona. La varietà di ministeri risponde alla varietà dei doni. Nella Chiesa valdese il diaconato è un ministero, al pari di quello pastorale, aperto a uomini e donne, coniugati o no. Per esso viene richiesta la laurea triennale in Scienze bibliche e teologiche, che io avevo già conseguito presso la Facoltà valdese di Teologia a Roma, e un periodo di prova della durata di due anni in differenti comunità. Inoltre, bisogna seguire un corso di 鈥淐linical pastoral training鈥 all鈥橭spedale valdese di Genova e fare un鈥檈sperienza formativa all鈥檈stero. Ringrazio il Signore per questa vocazione da spendere alla sequela di Cristo, il primo diacono della storia. Lui che ha detto: 'Non sono venuto per essere servito, ma per servire'».

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21 agosto 2021, 15:09