Giustizia riparativa, un percorso che consente di dialogare di fronte al dolore
Tiziana Campisi 鈥 Città del Vaticano
Gherardo Colombo, ex magistrato, Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, e Adriana Faranda, ex militante dell鈥檕rganizzazione terroristica implicata nel rapimento di Aldo Moro: c鈥檈rano loro oggi in cattedra di fronte agli studenti del liceo classico di Roma Ennio Quirino Visconti per parlare di giustizia riparativa, nell鈥檃mbito di una settimana dedicata all鈥檈ducazione civica. L鈥檌ncontro, che si è svolto nella chiesa di Sant鈥橧gnazio di Loyola, nel pieno centro della Capitale, è stato organizzato con il coinvolgimento dei religiosi gesuiti impegnati nei procedimenti - come i Basic principles on the use of restorative justice programmes in criminal matters elaborati dalle Nazioni Unite definiscono la giustizia riparativa - 鈥渋n cui la vittima e il reo e, laddove appropriato, ogni altro soggetto o comunità lesi da un reato, partecipano attivamente insieme alla risoluzione delle questioni emerse dall鈥檌llecito, generalmente con l鈥檃iuto di un facilitatore鈥.
Il concetto di giustizia
Settecento i ragazzi stimolati da Colombo - giudice istruttore nell'inchiesta sull'omicidio Ambrosoli, noto anche per l鈥檌mpegno in inchieste importanti sul crimine organizzato, la corruzione, il terrorismo e la mafia, tra cui la scoperta della Loggia P2 e Mani Pulite e oggi scrittore e saggista - alla riflessione sul concetto di giustizia, 鈥減arola usata con grande frequenza - dice - e che si fa fatica a definire鈥. 鈥淣on è mai giusto uccidere una persona - aggiunge Colombo - tuttavia, delle volte, si è autorizzati a farlo, ma il giusto è che non si può privare una persona della vita鈥. Di qui l鈥檌nvito a ragionare su quale sia la 鈥渞isposta giusta鈥 di fronte a chi commette il male. Se si deve punire e in che misura lo si può fare? È giusto ridare fiducia a chi ha commesso un reato? Oppure fare in modo che l鈥檃utore di un illecito si renda conto di ciò che ha commesso e non lo ripeta?
"I frutti della giustizia riparativa sono veri", spiega Gherardo Colombo in una intervista a SA国际传媒- Radio Vaticana e sono tanti. 鈥淐onsistono nella riconciliazione con se stesso da parte della vittima e da parte del responsabile 鈥 specifica il giudice 鈥 poi nel restaurare la relazione che era distrutta, quella tra la vittima e il responsabile e poi nel testimoniare che è una strada percorribile鈥. Tutte queste cose assieme, prosegue, 鈥渁uspicabilmente, anche se ci vorrà tempo, ci porteranno a vedere sia la risposta - credo, soprattutto la prevenzione -, attraverso una strada che non sia la strada della minaccia per chi trasgredisce, ma sia la strada della comprensione reciproca e quindi della soluzione dei conflitti prima che arrivino ad esplicare tutte le conseguenze negative che generalmente esplicano鈥. 鈥淕uardarsi in faccia e riconoscersi - termina - evita anche le guerre, se ci si riconosce ovviamente鈥. Il colloquio dell鈥檈x magistrato con gli alunni del Visconti è un preludio al racconto di Agnese Moro.
L鈥檈sperienza di Agnese Moro
Ha 72 anni oggi la donna minuta ed esile che racconta di quel 16 marzo 1978 in cui vide il padre per l鈥檜ltima volta. Quei 55 giorni nelle mani delle Brigate Rosse li ricorda vividi. 鈥淣iente si può riparare di quello che è successo 鈥 afferma 鈥 neanche quella che ero si può riparare鈥. Per lei sembra assurdo parlare di giustizia riparativa, 鈥渃osa si può riparare tra rabbia, rancore, disgusto?鈥. Ma l鈥檌rreparabile e il dolore che lo accompagna creano conseguenze nel tempo, spiega. Agnese Moro le chiama 鈥渟corie radioattive鈥, come tutto ciò che continuamente si è riproposto in quella parte di sé rimasta chiusa fra il 16 marzo e il 9 maggio 1978, quella che lei definisce 鈥渄ittatura del passato che invade la vita鈥. La seconda scoria è il silenzio, tutto quello che non si può esprimere a parole, perché si ha paura, anche, 鈥渄i ferire altre persone, dando, ad esempio, un鈥檌dea dura della vita鈥. La terza 鈥渟coria鈥 è quell鈥檌ngombro dentro sé di presenze sgradite, di fantasmi, che si odiano e perseguitano, e una ulteriore 鈥渟coria鈥 sono la forza e la potenza del male e di chi non si è opposto al male. Un peso, tutte queste cose, che tolgono il respiro, aggiunge Agnese Moro, che appesantiscono la vita.
鈥淯n giorno mi sono accorta che tutto quello che avevo coperto aveva raggiunto i miei figli e ho capito che avevo trasmesso quel male a un鈥檃ltra generazione e mi sono detta: basta鈥. Con l鈥檃iuto di padre Guido Bertagna, gesuita, la figlia del presidente della Democrazia Cristiana intraprende il percorso di giustizia riparativa e incontra alcuni protagonisti del rapimento del padre. 鈥淐i sono degli effetti straordinari da questa esperienza in cui le parole rivelano la possibilità di cambiare le cose 鈥 osserva 鈥 sono incontri complicati, difficili鈥. In quegli incontri si conosce anche il dolore di quelle persone che prima erano volti sconosciuti, prosegue Agnese Moro, il dolore di aver commesso cose irreparabili nella convinzione di certi ideali. Un dolore che crea un ponte, che apre al dialogo, in un continuo ascolto e confronto che danno vita, pian piano a una fiducia reciproca, 鈥渦n legame, un venirsi incontro鈥 che man mano fa dileguare i fantasmi. 鈥淓 allora i fantasmi diventano persone, i sentimenti si disarmano, il dolore non crea altri fastidi e si può guardare avanti, con la padronanza di ciò che si è senza 鈥榦spiti sgraditi鈥欌.
Dei presupposti necessari a chiunque voglia affrontare un percorso di giustizia riparativa parla padre Giancarlo Gola, gesuita e biblista, impegnato in un gruppo di giustizia riparativa, che a SA国际传媒-Radio Vaticana chiarisce che a tale programma si può arrivare "sicuramente dopo aver già compiuto un cammino di messa in discussione di sé", bisogna però avere anche "la voglia e il desiderio, anche se piccolo di incontrare l'altro, diverso da te, e incontrarlo in questo livello profondo di dialogo, che comunque è un evento che ti mette profondamente in questione".
Il dialogo via di rinascita
Calamita l鈥檃ttenzione dei ragazzi anche Adriana Faranda, che narra della sua gioventù, dell鈥檌dea di giustizia che aveva, della sua militanza nelle Brigate Rosse e del percorso di giustizia riparativa intrapreso, 鈥渦n cammino in fieri, una ricerca di sé stessi, ma anche un modo per capire, confrontandosi, cosa si era e ciò che si è commesso鈥. Contraria all鈥檜ccisione di Moro, si interroga ancora su cosa avrebbe potuto fare perché non venisse assassinato, per far valere il proprio dissenso. Ma parla anche di responsabilità, quella che ciascuno deve assumersi guardando al passato, e pure al presente e al futuro. 鈥淚ndietro non si torna 鈥 sottolinea 鈥, allora l鈥檜nico modo di tornare alla società e alle relazioni è trovare nuove strade che non abbiano a che fare con le vecchie鈥. Il percorso intrapreso 鈥渋n piena libertà鈥 l鈥檋a fatta tornare ad 鈥渆ssere persona, essere Adriana, così come Agnese è tornata ad essere Agnese e non la 鈥榝iglia di鈥︹欌, una dimensione in cui 鈥渟i è autentici鈥. 鈥淚 conflitti si possono risolvere solo col dialogo, parlando 鈥 conclude 鈥. E io adesso mi sento profondamente amica di Agnese鈥.
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