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Il cardinale Matteo Zuppi con monsignor Paolo Giulietti nella cattedrale di San Martino a Lucca Il cardinale Matteo Zuppi con monsignor Paolo Giulietti nella cattedrale di San Martino a Lucca

A Lucca giornata in memoria delle vittime delle guerre, Zuppi: "Sono le nostre radici"

Ieri, 7 agosto, nella cattedrale di San Martino del comune toscano, si è svolta una giornata dedicata alla commemorazione e alla riflessione, in ricordo di 28 tra sacerdoti e frati trucidati dalle truppe naziste nel 1944, il numero più alto di religiosi in una provincia d’Italia. Il presidente della CEI: "Qui c’è lo spirituale e il civico che ci unisce"

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Era il 4 agosto del 1944, le ombre della sera si allungavano sotto le mura di Lucca, ma l’atmosfera che caratterizza la città toscana non era dolce né serena, era sinistra. Rumori sordi di morte e una voce che prega e perdona fino all’ultimo respiro. Un uomo viene assassinato in modo crudele, inaccettabile: è Aldo Mei, il parroco di un paese vicino, Fiano di Pescaglia. Non fu il solo religioso ad essere trucidato dalle truppe naziste in ritirata verso la linea Gotica, furono 28, tra sacerdoti e frati, il numero più alto di religiosi della Resistenza registrato in una provincia italiana.

Un momento della cerimonia con il presidente della provincia di Lucca, Luca Menesini
Un momento della cerimonia con il presidente della provincia di Lucca, Luca Menesini

Sono passati 80 anni e ieri, 7 agosto, l’arcidiocesi di Lucca, in accordo con la Provincia e il Comitato per il ricordo del martirio di Aldo Mei, hanno dedicato una giornata alla memoria di questi martiri e di tutte le vittime di guerra, alla quale erano presenti il presidente della CEI, il cardinale Matteo Maria Zuppi, gli arcivescovi di Lucca Paolo Giulietti, di Pisa Giovanni Paolo Benotto, di Pistoia-Pescia Fausto Tardelli, il vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, Mario Vaccari, e le autorità locali.  

Memoria che è profezia

Questa giornata era stata già preannunciata da monsignor Giulietti nel giorno della festa del patrono, San Paolino, il 12 luglio scorso: "Hanno proclamato il primato della coscienza sul potere e il primato della carità sulla violenza. Una memoria, questa, che è anche profezia, perché la coscienza e la carità sono gli ingredienti per costruire la comunità democratica del futuro. Li ricorderemo tutti, quindi, non solo i più noti come don Aldo Mei o i Certosini".

Martiri del Vangelo

E ieri, nell’omelia durante la Messa solenne nella cattedrale di San Martino, il cardinale Zuppi ha detto: "Sono i profeti della nostra pace, l’hanno voluta, sognata. Per certi versi ce l’hanno consegnata. Loro l’hanno pagata. Ricordiamo, in particolare, don Aldo, parroco di Pescaglia. Ma ognuno di loro ha contribuito. Erano pieni di spirito". Lo sguardo del porporato si è poi allargato a comprendere tutte le guerre del passato e del presente. Dopo la scopertura della lapide commemorativa, nel Palazzo Arcivescovile, dietro la cattedrale, con la lista dei 28 nomi che recita "Amici del popolo, martiri del Vangelo, testimoni di fraternità, profeti di pace", e la deposizione di una corona d’alloro, Zuppi ha proseguito ricordando che "questi morti sono le nostre radici, i nostri testimoni. Qui c’è lo spirituale e il civico che ci unisce. Sono preti, religiosi, chierici, ma con loro ricordiamo le comunità. Sono profeti di pace, come recita la lapide, di una pace che abbiamo ma di una pace che manca. Cerchiamo anche noi di seminare la pace in tante parti del mondo dove la pace non c'è". 

Un momento della cerimonia a Lucca
Un momento della cerimonia a Lucca

L’amore più grande è dare la propria vita

I nomi scolpiti sulla pietra sono preannunciati dalle parole dal Vangelo di Giovanni: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita" e Zuppi li ha indicati dicendo che questi nomi "sono il fondamento del nostro Paese. Quando nell’articolo 11 della nostra Costituzione si ripudia la guerra negli occhi c’era questo, negli occhi di tutti c’era questo orrore. C’è bisogno del perdono e di giustizia. E quanto abbiamo da fare oggi per ripudiare la guerra". Ricordando le ultime e struggenti lettere ai familiari di don Mei, che sono state il punto di partenza per scoprire questa pagina dolorosa di storia, il cardinale ha sottolineato: "Questa è la lettera che don Aldo Mei e che anche tutti loro ci inviano: ripudiare la guerra. Scegliere l’amore che non finisce, e soprattutto dotarci di un sistema per cui i conflitti vengano risolti non più con le armi ma con il diritto".

Una storia che ne apre altre

A Gianluca Fulvetti docente di Storia contemporanea all'Università di Pisa, si deve la ricerca che ha permesso di riconoscere i nomi dei religiosi uccisi. "Don Aldo Mei - spiega - è stato il primo al quale si è guardato con interesse storico nel Dopoguerra. Tra le lettere dei condannati a morte della Resistenza, il suo è l'unico nome di prete ucciso che compare, perché prima di essere fucilato scrive delle lettere. La sua è una storia importante, di un uomo che si è speso a favore della comunità facendo resistenza civile". 

La lettera ai genitori di don Aldo

In una di queste missive, indirizzata ai genitori, si legge: "Babbo e Mamma, state tranquilli – sono sereno in quest’ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti. Solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte: – 1º per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salvare l’anima. 2º per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè per aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti – aver nascosto la radio. Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio io che non ho avuto vivere che per amore! «Deus Charitas est» e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono". 

Il cardinale Matteo Zuppi con alcuni studenti del Liceo A. Passaglia
Il cardinale Matteo Zuppi con alcuni studenti del Liceo A. Passaglia

Eccidi violentissimi

Oltre al giovane parroco di Fiano di Pescaglia si contano cinque religiosi uccisi prima e dopo la strage di Sant'Anna di Stazzema, il 12 agosto 1944, e altri 12 monaci trucidati nell'eccidio della Certosa di Farneta a opera della XVI Divisione Panzer-Grenadier delle SS nel settembre dello stesso anno. Lo storico Fulvetti sottolinea come nella provincia lucchese gli eccidi fossero contraddistinti da una particolare crudeltà, con massacri e rappresaglie. I sacerdoti e i religiosi, in particolare, vennero uccisi per aver dato rifugio in chiese, canoniche e conventi a contadini inermi, soldati in fuga, ebrei, renitenti alla leva di Salò, partigiani ed ex fascisti. Fulvetti sottolinea che "un numero così alto di uomini di Chiesa uccisi nella stessa area non ha uguali in tutta Italia, è la provincia più colpita e questo avviene perché lì opera un reparto tedesco particolare, che è il più violento degli altri, come dimostrano le numerose stragi, e alcuni ufficiali di questa divisione sono fanatici anti-clericali. Si può parlare di una sorta di guerra contro il clero che questa divisione scatena, anche con l'appoggio del fascismo locale".

La creatività dei più giovani per tenere viva la memoria

Dopo la Messa, il cardinale Zuppi ha visitato la mostra itinerante di bozzetti creati per i murales sulla vita di don Aldo Mei, realizzati dagli studenti del liceo artistico Musicale Passaglia di Lucca. Una copia del loro lavoro è stata donata al presidente della CEI. 

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08 agosto 2024, 12:24